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La generazione dei propositi

10 Buoni propositi

Ho sempre amato il cinema. Da piccola mi davo appuntamento con la mia migliore amica Chiara davanti all’Odeon. Lei non è mai stata un tipo puntuale, quindi mi trovavo spesso a dover inserire le duecento lire (come sono vecchia….) nel telefono pubblico della SIP (vecchissima…) per chiamare la mamma di Chiara e verificare che fosse già partita. Si, perché io da piccola non sapevo nemmeno cosa fosse un cellulare. Non li avevamo. Il primo me lo hanno regalato i miei anni dopo. Me lo ricordo ancora, era un 3310 della Nokia. Ma quante ore avrò passato a giocare a Snake? Non c’erano app. Non c’erano gli schermi touch. Non c’erano i social media. Ci si dava appuntamento e ci si aggiornava di persona. Si passavano le ore a chiacchierare…dal vivo. Non su whatsapp.

Secondo l’azienda americana Famemass le persone tra i 18-34 anni passano circa 3 ore e 31 minuti al giorno ad interagire con i propri smartphone. Di queste, almeno due ore sono dedicate all’interazione con i social media. Prima è arrivato Facebook, poi Instagram, poi Snapchat e adesso anche Tik Tok. Le piattaforme nascono, crescono e muoiono appena i giovani centennial migrano da una all’altra alla ricerca dell’ultimo post o dell’ultimo video da “LINKare”.

Non appena tocchiamo lo schermo dello smartphone per accedere alle app, si apre un mondo di immagini che ci aggiornano costantemente sullo stato delle vite delle persone che abbiamo deciso di seguire. Spesso però questo induce quello che gli anglosassoni chiamano FOMO (Fear of missing out), cioè la paura di essersi persi qualcosa o di essere rimasti fuori dal giro. Paragoniamo la nostra vita a quella di quelli che abbiamo sempre sotto gli occhi. Prendiamo spunto dalle loro foto di tramonti in spiaggia, delle inesorabili carrellate di selfie in vacanza o dell’immancabile ritratto della cena perfetta e cadiamo in depressione. Ci sembra che la nostra vita sia piatta rispetto alla loro. Un film in bianco e nero a confronto al loro in technicolor. Allora proviamo anche noi a fotografare, postare e partecipare attivamente alla giostra dei social, per poi ritrovarci a controllare il numero di like ricevuti e ricominciare tutto il processo da capo. Altro post, altro giro. Io ho deciso di smettere di farlo.

Non sto parlando di nulla di radicale tipo cancellarsi da tutte le piattaforme e trasferirsi a vivere in una capanna negli Appennini, ma semplicemente smetterla di paragonare la mia vita con quella che “credo sia” la vita degli altri. Voglio essere libera da questo copione da film horror che mi sono scritta. Ecco, questo è il mio pensiero. Per dargli concretezza ci abbino anche due propositi:  non solo DA OGGI penso a me stessa, ma anche un bel DA OGGI il meglio deve ancora venire, perché sono felice di tutto quello che la vita mi ha dato e sono molto curiosa di vedere quello che ancora ha in serbo per me.

Se penso al futuro sento un formicolio lungo le spalle. Un misto di apprensione, euforia ed incertezza. Mi piace. Mi fa sentire viva. Come quando aspettavo Chiara davanti a quel cinema e mi perdevo tra i dettagli dei poster pesando: “Chissà in quale mondo mi porterà questo film?”.

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